Archive Milano
weekend d’apertura
18 — 20 giugno 2021

Archive Milano apre le porte durante il fine settimana del solstizio d’estate con la mostra personale di Muna Mussieየቦሎኛ ጎዳና | شارع بولونيا | Bologna St. 173. Il sole d’agosto, in alto nel cielo, batte forte. La mostra rimarrà aperta fino al 27 agosto 2021.

18.00
PF DJ – PerForming DiscJockey
Performance di Muna Mussie

PF DJ: un corpo fantasmagorico rivestito con il Netsela dalla cinta in su prepara dei popcorn. Il suono e la materia che ne fuoriescono scivolano nello spazio e trascinano con sé il corpo-scia-fluttuante. Un punto prescelto sarà la base da cui erigere il braccio della libertà, abbandonare la muta e uscire fuori allo scoperto. Ci sono piccoli riti che accompagnano la vita di tutti i popoli. Quello dei popcorn in Eritrea è un rito che trova spazio all’interno di feste, compleanni, matrimoni, balli; ma più che mangiarli, i popcorn qua si lanciano, fatti volare per aria come fossero coriandoli-neve-carnevalesca e poi gettati a terra, sparsi come a marcare una zona di allegria dove la parsimonia cede il passo al segno dell’abbondanza e dell’effimero. Il design del popcorn è il risultato di piccole reazioni esplosive che si traducono in qualcosa di particolarmente soffice e morbido, sia al tatto che alla vista. Il suono generato da questa reazione, ricorda quello degli spari: i fuochi d’artificio o i fuochi d’arma da fuoco. Su questa ambiguità sonora si gioca l’azione PF DJ: laddove la lotta per l’indipendenza avanza tra spari e bombardamenti, al calare della sera – durante la settimana dei congressi bolognesi – la musica e la danza prendono il sopravvento, svelando la fase più morbida, ricreativa, scoppiettante e ludica della lotta. (MM)

20.00
Cena comunitaria
Preparata da Mosobna

21.00
Performance sonora di Plethor X

Plethor X è un duo milanese che fa della sperimentazione e della ricerca musicale una vera matrice stilistica. Da James Brown a Fela Kuti, fino ad oggi. Le sonorità che più caratterizzano il sound di Plethor X sono di influenza eritrea ed etiope, come la tigryna, musica popolare eritrea, e il masinko, strumento tipico dell’Eritrea e dell’Etiopia. Senza radici, né musicali né territoriali: tutto si mescola sotto il nome di Plethor X, che quindi simboleggia la presenza di un massa, di una commistione d’intenti, di una folla senza nome, senza etichetta, irriconosciuta ma reale e desiderosa di esprimersi.

15.00–18.00
Scuola diasporica del sabato
Raccontare storie attraverso e sui tessuti di Saidou Ndiaye e Chiara Figone

16.00–19.00
Sessione d’ascolto con
il collettivo Kirykou
(Jermay Michael Gabriel,
Leila Bencharnia, Ismael Condoy, Giuliano Pascoe,
Ronke Oluwadare)


Tutti gli eventi sono ospitati in
Structures in tune di Valentina Lucchetti e Canedicoda

Orari d’apertura: mercoledì – sabato, 15.00–19.00
Oppure scriveteci a milano@archivesites.org per un appuntamento

Misure di sicurezza Covid-19: Non vediamo l’ora di darvi il benvenuto, in tutta sicurezza, nel nostro spazio. Vi preghiamo di indossare una mascherina e registrarvi all’ingresso per eventuali comunicazioni. Grazie a tutti per la vostra collaborazione

Curatrici: Zasha Colah, Chiara Figone
Relazioni con l’artista e co-produzione artistica:
Soyeon Lee, Rebeca Yun Hee Pak,
Amelie Jakubek, Gaia Martino
Concezione grafica: Lilia Di Bella
Traduzioni: Emanuela Maltese
Comunicazione: Matilde Doni, Miriam Gatt

Archive desidera ringraziare Muna Mussie per la fiducia e la creazione di un nuovo progetto e i molteplici artisti e collettivi che hanno reso possibile questa produzione. L’artista e le curatrici ringraziano il duo Canedicoda e Valentina Lucchetti per il loro contributo essenziale alla realizzazione della mostra e per la progettazione delle strutture abitabili, Nicole Colombo e Stefano Serretta per l’allestimento, Matteo Nobile per il montaggio sonoro, Dotdotdot e Opendot, studio e Fab Lab, Milano per il continuo supporto, lo spazio e il progetto collettivo Standards Milano, Sarvesh Jasuja, Amol Patil, Monia Ben Hamouda per la documentazione visiva, Irise/Wenxiang Xin, Yasemin Celtikci, Silvia Castagna, studenti del master NABA Milano, Xing Bologna, Simone Lorini per l’impianto sonoro.

sigla/sigillo
Zasha Colah

Nella mostra personale di Muna Mussie, intitolata Bologna St. 173 – il cui nucleo centrale è un unico movimento di trecce che si sollevano orizzontalmente a partire dalla forza di corpi roteanti – un movimento di millisecondi si espande per tutto lo spazio attraverso riverberazioni, comprimendo al contempo ventitré anni di congressi e festival politici eritrei annuali. Frequentati dalle comunità diasporiche eritree provenienti da tutto il mondo e tenutisi a Monaco, Norimberga e Pavia, ma soprattutto a Bologna (ininterrottamente dal 1974 al 1991), queste feste sono state in prima linea per la lotta contro la dittatura militare e per l’indipendenza di una nuova nazione.

[…]

Sentimenti di nostalgia e rimozione popolano queste micro-storie dei congressi e del festival di Bologna. Oggi rimane troppo poco di questi eventi nella memoria pubblica, nonostante i festival continuino ancora oggi nelle città di Kassel e Milano, anche se come commemorazioni della lotta per l’indipendenza. L’installazione, realizzata lentamente nel corso della residenza di Mussie a Milano, ha intrapreso nuove e cruciali ricerche, cercando la memoria sonora non ufficiale e il contenuto emotivo degli spazi all’aperto e di quelli industriali che ospitavano i congressi annuali e tende multiformi montate in modo eterogeneo. Quando si entra nello spazio della mostra, ci si immerge nelle impressioni che questi festival hanno lasciato nell’immaginazione sensoriale della bambina, esiliata con la famiglia dall’Eritrea a Bologna a due anni. In mezzo a un pervasivo contesto di guerra, l’archivio di ciò che resta della lotta – i suoi simboli, la sua iconografia, le sue sigle – è attraversato da un immaginario artistico, che è fluorescente, al neon, allucinogeno, psichedelico, tremolante e stroboscopico.

Questo lavoro è un’immersione nell’iconografia della lotta, solo per ossessionarla con il presente. Il pugno alzato e il braccio teso, il sole sempre presente — quel semicerchio di arcobaleno nascente, simbolo sempre splendente di un’alba in ascesa, è reso fluorescente con una sensibilità che sa di contemporaneità, evidenziata con l’alternanza di scotch argentato e festoni. Questi ultimi, su altri versanti, sono stampati con motivi vorticosi e con quelle tinte mimetiche adoperate dappertutto su uniformi militari, con scopo di camuffamento. Il lavoro di Mussie è costruito a partire da queste ambiguità e lacune tra i significati. Anche la sua voce risuona in questo modo, una tersa poesia di abbreviazioni che si esauriscono, come lo scoppio dei popcorn al colpire i sottili coperchi delle padelle. È la sua estetica fluorescente, che sceglie di esibire attraverso la sua installazione una macchinetta di popcorn kitsch, che sputa nella stanza mille proiettili di mais.

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A note from the Notes
by Muna Mussie

Bologna St. 173 è il nome di una via che si trova ad Asmara e che il neo Governo eritreo – proclamato da Isaias Afewerki nel 1991, al termine della guerra d’indipendenza – ha voluto dedicare alla città di Bologna per ricordare il ruolo fondamentale che ha avuto per gli Eritrei durante i lunghi anni di lotta.

Bologna St. 173 è una casa che si modella e prende forma a seconda dei corpi che la abitano.

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